Giacobbe Fragomeni non ha bisogno di presentazioni. Uno dei simboli contemporanei della boxe italiana, ex campione del mondo WBC dei pesi cruiser, autore di prestazioni iconiche, indomabile atleta che ha saputo sobbarcarsi le difficoltà del suo passato per diventare un pugile di alto livello.
Oggi Giacobbe Fragomeni è diventato allenatore. Ha la sua palestra, la Fight Club Fragomeni di Milano, ed è co-organizzatore della manifestazione pugilistica Milano Boxing Night del 24 marzo 2023 insieme alla Opi Since 82, in una storia la cui trama si ricollega: è stata la famiglia Cherchi a seguire dal punto di vista manageriale la carriera di Fragomeni, portandolo alla vittoria del mondiale WBC dei pesi cruiser contro Rudolf Kraj nel 2008, in un Pala Lido che vibrava d’adrenalina.
Come ci si sente a passare da pugile ad allenatore? Quali responsabilità senti di avere nei confronti dei ragazzi e delle ragazze che alleni?
“Nel tempo sto imparando a fare quello che hanno fatto i miei maestri con me, come Ottavio Tazzi, Patrizio Oliva, Falcinelli, Zurlo: creare una connessione mentale con i miei pugili che li faccia esprimere al meglio sul ring. Oltre la tecnica, oltre i colpitori, oltre la preparazione atletica e la dedizione alimentare: in cima a tutte queste abilità c’è il cervello, la mentalità che deve essere adeguata. Cerco di trasmettere fiducia, di convincerli che se vogliono possono superare le difficoltà, l’amarezza, la fatica. Devi lavorare sulle insicurezze del tuo pugile, sulle sue fragilità. Ricordo che quando mi allenava Oliva, ero diventato il suo joystick. Lui muoveva le levette e spingeva i tasti e io mi azionavo di conseguenza, era impressionante, eravamo totalmente connessi.”
Qual è la difficoltà maggiore di essere allenatore?
“A volte mi sento ancora un fighter, un pugile, e mi innervosisco troppo quando non riescono a replicare o a vedere le situazioni da match come le vedo io, come le fronteggiavo io. Vorrei che ci mettessero sempre la stessa forza e passione che avevo io ma non posso pretendere di avere dei cloni di Giacobbe in palestra, ogni ragazzo o ragazza ha la sua individualità, sta a me tirar fuori il meglio da ciascuno di loro”.
Quali ritieni essere i pugili più promettenti della tua palestra?
“Adesso abbiamo diversi pro. Christian Mazzon, Kone Yaya che combatterà contro Simone Pippia, un bel match davvero visto che parliamo di due pugili emergenti vogliosi di affermarsi, e ho preso da poco Marcello Muccio. Lui è come me, ci mette tutto sé stesso negli allenamenti ma sa anche scherzare e ridere e tirare su il morale, ha le “palle” pugilisticamente parlando. Si può lavorare!”
Cosa si prova a essere coinvolto anche a livello organizzativo in un evento di questa portata, insieme al management che ti ha portato a diventare campione del mondo?
“Mia moglie Sara è l’imprenditrice che sta spingendo forte sul lato organizzativo. Pensiamo che lavorare con la Opi, la società più competente e forte nel mercato del pugilato italiano, sia molto importante: è un contesto che ci dà lo stimolo e gli input giusti, per crescere sotto ogni sfumatura”.
Come credi che stia rispondendo la piazza di Milano a questo evento?
“Penso bene, mi sembra che ci sia un nuovo interesse per il fighting, il pugilato è molto più diffuso tra il pubblico italiano rispetto anche solo a dieci anni fa. Ci sono pugili di livello che si scontrano, c’è attesa, stiamo andando bene, speriamo che in futuro si continui in questa direzione. Crediamo che siano incontri che possano dare spettacolo”.
Tornando alla card del 24 marzo: quale sarà il match più avvincente della manifestazione?
“Sono tutti bei match. Zucco affronta un pugile inglese davvero tosto, l’esordio di Gloria Peritore. Però penso che il match valido per il titolo italiano dei pesi superwelter tra Christian Mazzon e Francesco Russo sarà davvero un bell’incontro. Sono entrambi due guerrieri, non hanno paura di scambiare alla corta distanza e hanno dimostrato di essere motivati e determinati. La cintura tricolore sarà onorata al meglio”.
Come è nato il rapporto con Mazzon?
“Lui aveva avuto un’esperienza in Danimarca, aveva combattuto contro un avversario molto più grosso di lui. Era anche venuto a fare sparring in palestra, prima di questo match, quindi già ci eravamo conosciuti. Insomma, dopo quella sconfitta abbiamo iniziato a lavorare insieme. Christian è un duro, un grande lavoratore, ascolta moltissimo e cerca sempre di mettere in pratica ciò che gli viene detto”.
Da ex campione del mondo, che consiglio dai ai giovani pugili emergenti che vogliano intraprendere un percorso nel professionismo?
“Se vuoi fare il pugilato devi vivere di pugilato, perché le botte fanno male. E come diceva il Nonno, Ottavio Tazzi, “sul ring si va alegher”, sul ring si va allegri. Se non ti diverti più, non andarci perché le botte fanno male. Quindi massimo impegno, ma anche massima carica di energia positiva”
Che futuro immagini per la boxe italiana?
“Bisogna instaurare un ciclo virtuoso. Non possono essere solo i pugili o solo gli allenatori o solo i promoter a portare avanti questo sport. Ci vuole uno sforzo collettivo: istituzioni, addetti ai lavori, pubblico, giornalisti. Abbiamo delle buone basi su cui edificare il futuro della boxe italiana, ma sta tutto in mano a noi, siamo noi che dobbiamo raccogliere la sfida e riuscire a ridare la meritata grandezza a questo sport”.
I biglietti per la Milano Boxing Night sono in vendita su TicketOne: 120,00€ bordo ring vip, 90,00€ bordo ring, 50,00€ parterre, tribuna primo anello 35€, secondo anello 25€.
Comments