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Peritore: “Tanta adrenalina per l'esordio, ma combatterò per onorare un amico che non c'è più"

Un esordio in un nuovo sport è pur sempre un esordio, anche quando a calcare il quadrato per la prima volta è una campionessa del mondo di kickboxing. Gloria Peritore disputerà il primo combattimento da pugile professionista contro Chiara Insarrualde, a sua volta debuttante, nell’undercard della Milano Boxing Night di venerdì 24 marzo, manifestazione pugilistica organizzata da Opi Since 82 e Fight Club Fragomeni, con main event Ivan Zucco (16-0, 14KO) contro Germaine Brown (12-1, 3KO) per il titolo WBC dei pesi supermedi. L’evento sarà trasmesso in diretta su DAZN in esclusiva italiana e su ESPN+ per gli USA.



Come ti senti ad esordire nel pugilato? Senti un filo di pressione oppure l’esperienza da fighter professionista di kickboxing ti fa avere un approccio differente?

“Son emozionata, perché quando avevo deciso di cambiare sport ero piena di dubbi invece mi alleno e mi diverto ed è bellissimo. Come pressione penso che ognuno ha sempre la tensione prima di un match, che sia il primo o il centesimo. Ambiente nuovo, tutto nuovo, è un altro sport. Poi essendo un personaggio conosciuto sento le aspettative ma uno dei miei pregi è che quando salgo sul ring non penso ad altro”.


Come è stato impostare la preparazione atletica e tecnica su un match di pugilato piuttosto che di kickboxing? Quali differenze ci sono state?

“La differenza più sostanziale è la quantità di colpi. Nel pugilato ci sono meno pause, combinazioni più lunghe, porto molti ma molti colpi in più. Questo ti permette di lasciarti andare e farti mettere più nel flusso del combattimento. Abbiamo un’intensità altissima, davvero”.


Che futuro immagini per te nel pugilato? Pensi che questo match sia un highlight, un momento della tua carriera, oppure hai in testa di proseguire il cammino?

“Ora penso solo a combattere per dedicare la vittoria a Lorenzo, un compagno del nostro team che purtroppo è scomparso da pochi giorni. Combatterò per onorare lui nonostante questo dolore che sento, darò tutta me stessa per vincere e onorare una persona importante che il destino ci ha strappato via di colpo. Sarà la mia motivazione"


Nonostante sia un match di esordio, stai avendo molta rilevanza mediatica e tanto interesse di pubblico. Quanto conta oggi la comunicazione per un atleta professionista di sport da combattimento?

“Direi che è fondamentale. Siamo pro ma i sacrifici principali li facciamo noi atleti e gli sponsor che scelgono di investire su di noi. Un fighter pro deve curare l’aspetto mentale e comunicativo. Ognuno può trovare il suo modo. A me piace parlare e condividere e ciò diventa un lavoro se si vuole allenarsi e basta, cioè avere introiti a sufficienza per mantenersi come atleta.”


Cosa sai della tua avversaria? Che match ti aspetti?

“Ho visto un video perché non c’è molto di lei, questa cosa mi fa stare con le mani ben salde e alte e non so cosa aspettarmi e mi sono preparata a tutto. So che è aggressiva e ha colpi pesanti, però ho fatto una preparazione di sparring con diversi tipi di fighter e sono fortunata a stare a Roma visto che ho fatto sparring anche con Stephanie Silva, campionessa europea. Ma sono pronta a tutto!”


La tua storia è emblematica: da un passato difficile, dove il sopruso era la norma, al ring. Trovi che gli sport da combattimento siano un modo per allontanare la violenza, nonostante il contatto sul ring?

“Credo che sia uno dei modi più attivi di combattere la violenza. Nasce rispetto e consapevolezza della propria forza nel combattimento. Questo fa sì che fuori una persona, nei rapporti interpersonali, conosca la propria forza e rispetti determinati valori positivi. Ti aiuta tanto, ti fa capire il valore del sacrificio e ti dà la misura di quanto vali davvero. Si tratta di sport duri, dove non puoi vivere una vita sregolata e sopra le righe, ma soprattutto ti forgia davvero come persona, ti rende migliore”.


The Shadow Project, un progetto per raccontare ed esorcizzare la violenza sulle donne. Raccontaci di più di questo tuo progetto.

“Sono sempre stata testimonial di progetti di antiviolenza. Ho avuto vicissitudini di violenza psicologica molto dure, in passato, e proprio attraverso il fighting ho trovato la mia chiave di reazione. Infatti ad oggi quasi “ringrazio” quello che ho dovuto attraversare nella mia adolescenza perché mi ha fatto realizzare quanto questo sport mi abbia aiutata. E mi piace raccontare le storie anche di chi non si espone, aiutare chi sta nell’ombra, e soprattutto volevo strutturare un team organizzato per realizzare eventi, diffondere conoscenza e avvicinare le persone agli sport di combattimento, per esorcizzare dei traumi, per divulgare lo sport e fare anche prevenzione. Credo molto nel coinvolgimento di altri fighter e altre palestre, perché da lì parte il cambiamento”.

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